Mentre risaliamo la Val Montanaia incontriamo diversi gruppetti che seguono il sentiero, le attrezzature che fuoriescono dagli zaini danno la certezza dei loro intenti arrampicatori; nonostante tutto, siamo certi che dove andiamo noi oggi non troveremo nessuno, tutti infatti si cimenteranno sul “classico” e famigerato Campanile. La Val Montanaia non è solo Campanile, il circo che corona la stretta valle offre pareti, scorci e panoramiche di tutto rispetto; anche le vie normali o sentieri ad anello consentono degni appagamenti alpinistici. La via “Silvestrin-Onofri” alla parete sud-est della Cima Toro (2355 m) la scopriamo in rete e da tempo la teniamo in ballo per un inizio o fine stagione; esposizione al sole, panoramicità e difficoltà non particolarmente elevate collocano il percorso nella categoria delle salite di transizione stagionale. La cima Toro è posizionata a nord-ovest rispetto al Campanile, insieme a Pala Grande (2385 m), Cima Emilia (2369 m), Cima Monfalcon di Montanaia (2548 m), Croda Cimoliana (2408 m) e Cima Meluzzo (2188 m) fa parte della lunga corona rocciosa che cinge il Campanile stesso.
Ai piedi del conosciutissimo Campanile attraversiamo verso sinistra lungo un sentierino fra i fitti mughi, sbucando su un ampio catino detritico che risaliamo in direzione della parete, interrotta da tre evidenti cenge. Percorriamo per un centinaio di metri verso sinistra la prima cengia, fino ad incontrare un logico punto di fermata evidenziato da uno spuntone e da un chiodo. Già la cengia ha presentato le sue insidie, risultando subito esposta e con tratti resi insidiosi dalle sporgenze rocciose soprastanti.
Il logico tracciato si snoda quasi direttamente lungo una serie di diedri e camini fessurati ed oltrepassa le altre due cenge soprastanti; le difficoltà sono continue intorno al IV° grado, con qualche tratto di IV°+ ed un tratto di V° grado. La qualità della roccia varia da discreta a molto buona, è necessario prestare attenzione in qualche tratto con scaglie mobili, anche se ad un primo sguardo appare molto più friabile.
Le soste sono quasi tutte attrezzate e sui punti di difficoltà ci sono alcuni chiodi; è comunque facile posizionare protezioni veloci (friend e nut). Per sbucare sulla terza cengia, dove transita la via normale, si sale il tiro chiave (forse meglio spezzarlo in due tiri per evitare attriti, visto che il tracciato è piuttosto contorto) che si presenta all’interno di un diedro-fessura ostruito a metà da uno strapiombo che si evita a sinistra su roccia non proprio idilliaca, rientrando poi in alto sulla prosecuzione della fessura stessa.
L’ampia cengia offre scorgi magnifici sull’intero circo della Val Montanaia e consente la visione di un tozzo rilievo dalle sembianze umane.
Il tracciato si sposta decisamente a destra lungo la cengia per poi salire direttamente nell’unico tratto ove la parete lo concede con difficoltà abbordabili; un diedro a scaglie all’apparenza friabile, si rivelerà divertente e su roccia buona.
Il tiro successivo di 55 metri ci porta sulla cresta dell’anticima, collegata alla cima principale da una frastagliata crestina; raggiungiamo la cima dopo 3 ore e mezza di arrampicata, superando un ultimo tratto su una paretina di 10 metri (II+). Dalla cima spettacolo a 360°; dalle Dolomiti alle Alpi Giulie, mentre il Campanile di Val Montanaia è sprofondato nell’omonima valle.
Per scendere è possibile seguire due percorsi: la via normale indicata da ometti, su terrazzi detritici e con due calate in doppia attrezzate (15 m) fino all’ampia cengia versante sud-ovest che si percorre in senso antiorario fino al canale di discesa, oppure lungo il canalino posto fra la cima principale e l’anticima, inizialmente su detriti e poi con due corde doppie attrezzate (25 m) lungo due stretti camini strapiombanti, raggiungendo la cengia della via normale sul versante sud-est.
La discesa prosegue sul canalone sottostante e dopo una breve risalita si congiunge al sentiero proveniente da forcella Segnata, a nord del Bivacco Perugini.
30 giugno 2013