Come bambini alla ricerca di figurine, senza possibilità di scambio di doppie ! … Non ricordo stagioni scialpinistiche così piene di scialpinisti in giro, forse è proprio vero che è una disciplina in aumento nei suoi fruitori. Di spazio ce n’è per tutti, basta solamente saperlo cercare lasciando stare le doppie; anche il concetto di “classiche” ha subìto radicali cambiamenti, il livello medio si è alzato e i percorsi che un tempo erano selettivi sono oggi appannaggio di una folta cerchia.
Fa parte del periodo storico che stiamo vivendo, tutto viaggia subito ad alta velocità, aumento esponenziale, non esiste più l’avanzamento per gradi, traguardi da conquistarsi con calma in previsione di miglioramenti futuri, ma tutto e subito !! … Basta discorsi da vecchio, concentriamoci sulle figurine che mi mancano !
“Questo è l’anno del Siera, Grande o Piccolo che sia !”
Siamo al Passo Siera dopo essere saliti dalla Val Pesarina; lasciamo a sinistra le poche tracce di sci che proseguono verso il Cadìn delle Vette Nere, piegando decisamente verso est in direzione del canalone che scende dalla Forca alta di Siera.
Il primo tratto si svolge nei pressi del budello roccioso-detritico contornato da mughi, poco dopo si apre tutto d’un colpo un magnifico vallone scosceso, solcato da canali superficiali, che in alto converge ai piedi dell’ultimo canalino, nascosto da una quinta rocciosa, che termina sulla Forca.
All’inizio del canalino, verso destra si stacca una prima ampia cengia spiovente e leggermente obliqua, che conduce sulla spalla del Piccolo Siera.
Sci in spalla, ramponi e piccozza, inizialmente fatichiamo per lo sprofondamento di quasi tutta la gamba, più avanti le cose migliorano, fino alla completa portanza nei pressi della spalla, che verso l’alto scavalchiamo entrando nel successivo canale.
Il percorso tende leggermente verso destra, nei pressi del canale che volge alla soprastante cresta a ridosso del risalto sommitale che appare all’ultimo, dopo l’illusione di cima alla vista della cresta.

Seguiamo la cresta verso sinistra, aggiriamo il primo risalto roccioso sulla destra, salendo uno stretto canalino che ci porta sulla crestina che precede la cima.
Alla monotonia della salita nel periodo estivo riportata sulle guide, si contrappone un giudizio estremamente positivo sull’aspetto invernale; a nostro avviso infatti, i millecinquecento metri di dislivello garantiscono tutto quello che si può chiedere ad un percorso scialpinistico.
E dire che la giornata era partita nel peggiore dei modi, visto che mentre percorrevamo in auto la Val Pesarina ci era quasi venuto in mente di cambiare rotta, in considerazione del devastante effetto provocato dai primi aumenti delle temperature.
Lo sgocciolamento copioso dai drenaggi dei muri di contenimento della strada e all’interno delle gallerie, con acqua spruzzata a pressione evidenzia chiaramente un effetto di disgelo violento e repentino.
Perseveriamo tentando l’azzardo e mentre scendiamo dall’auto notiamo altre persone in partenza che non sembrano lamentarsi della copertura nevosa, presente fin dal primo passo dopo la strada.
Iniziamo la discesa dalla cima, lungo l’esile ed esposta crestina, poche curve ben assestate lungo la stretta fascia obliqua che delimita un salto roccioso a sinistra e il filo di cresta a destra; poco dopo giunge propizio uno stretto canalino che ci riporta sulla cresta apice del pendio alto.
Seguiamo uno dei vari canalini superficiali su firn che per essere ottimo avrebbe dovuto prendere ancora un po’ di sole, cosa che ormai sembra difficile considerate le nuvole che si stanno addensando.
Adoro le linee sciistiche che cambiano continuamente carattere, ora pieghiamo verso destra sotto rocce rotte, in direzione del crinale, che scavalchiamo velocemente arrivando all’inizio della cengia.

La cengia e sospesa sulle pareti sottostanti, ma per ovvi motivi scivola via molto più velocemente di quanto lo sia stato durante la salita; qualche curva e siamo nell’ampio vallone sotto la Forcella alta del Siera e la cosa si fa oltremodo interessante sotto l’aspetto sciistico.
Visto che adoro le linee che cambiano continuamente carattere, come posso non apprezzare un tratto ampio, un po’ mosso, con pendenze costanti e firn strepitoso ? … Si va di curvoni ad alta velocità, accompagnati da un sorriso più accecante della neve.
Verso il basso sfruttiamo un canale parallelo a quello di salita, con una breve strozzatura in alto, che ci deposita a valle rispetto a Passo Siera. Ancora qualche curva lungo la strada fino a sbattere le punte sull’asfalto … che bella giornata !!
Piccolo Siera (2.430 m) – versante sud-ovest: OSA (qualche tratto vicino ai 45°); Dislivello: 1.500 metri; itinerario poco frequentato, ma assolutamente remunerativo sotto l’aspetto scialpinistico e ambientale;
27 febbraio 2021.
Quale figurina attacchiamo oggi sul nostro album ? … In mente ne abbiamo parecchie a disposizione, ma con l’innevamento di quest’anno è forse il caso di dare priorità a quelle che si concedono raramente.
E’ per quello che aspettavamo una stagione come questa, per poterla percorrere solamente alle nostre condizioni, salire da un versante per poi scendere dall’altro; le attraversate sono quello che di più si può chiedere alle attività in montagna.
“Il suo toponimo significa “pascolo cattivo” (Nava-stolt) … a noi è parso di pascolare egregiamente !!”.
La “Stretta di Fleons” è il primo varco della giornata; ci inoltriamo nel vallone, sbarrato a sinistra dalle aggettanti pareti dell’Avastolt, che di fatto è una minuscola appendice della lunga catena che inizia alle Sorgenti del Piave e termine sulla Stretta; da sotto non pare così minuscolo.
E’ ora di iniziare ad aggirare l’appendice e salire a nord dove troviamo ancora neve farinosa senza tracce di passaggio, mirando al secondo varco della giornata, costituito da Forcella del Torrione di Fleons posta a destra dell’omonima torre, a circa 2.110 metri di quota.
Troviamo riparo dal vento sul versante opposto della forcella, in una rientranza rocciosa della torre, tanto per consentirci un posto adeguato al cambio d’assetto; è ora infatti di scendere per un centinaio di metri con picca e ramponi fino a raggiungere il catino sospeso che verso l’alto culmina sulla forcella del Buso (2.250 m).
La forcella rappresenta il terzo varco della giornata, uno stretto intaglio fra la Torre Avoltri e la Torre est della Cràssigne dal Cramâr, che permette di avere accesso al versante meridionale della catena, in vista dell’imponente versante est della Cima della Miniera.
Altra breve discesa lungo il canalino, inizialmente stretto e un po’ martoriato dalle scariche, fino alla base delle pareti sud della Torre Avoltri, che contorniamo verso est fino alla base della cresta ovest del Navastolt.
Il vento ha creato una fascia di circa tre metri verticali a cingere la cima, diciamo che anche il resto del pendio non scherza; sulla cima sorge il classico dilemma su quale sia il modo più sicuro per scendere tratti critici come questo.

Solitamente vince lo sci, sul quale ci si sente più a proprio agio, oppure è solamente una questione dipendente dal minor tempo di durata della paura; nonostante questo decidiamo di tenere gli sci sullo zaino e ripercorrere a ritroso le peste di salita.
Ora però ci aspetta il secondo tratto pendente, fra l’altro disseminato dalle così dette “Bocche di Balena”, che non ci impediscono di scendere sciando evitandole con brevi traversi.
L’ultima strettoia ci consegna al sottostante pendio di firn magnifico che ci coinvolge totalmente fino al bosco delle casere Avanza, forse anche un po’ troppo in basso.
Chiudiamo l’anello rientrando a Pierabech lungo la strada forestale ancora percorribile con gli sci.
Navastolt (2.321 m) – versante ovest e sud: OSA (per la cima, due tratti, vicini ai 50°); il resto: BSA; Dislivello: 1.500 metri; itinerario grandioso con frequentazione quasi nulla, l’intera attraversata da nord a sud, che richiede buona preparazione alpinistica e fisica, permette di staccarsi completamente dai circuiti classici, immergendosi in ambiente suggestivo e selvaggio, potendo anche scegliere di evitare la salita alla cima che richiede ottime capacità alpinistiche e scialpinistiche.
10 marzo 2021.